La differenza tra le batterie elettriche cinesi ed europee
- May 21, 2024
- admin
Le produzioni di batterie elettriche europee potrebbero avere un impatto significativo sull’impronta di carbonio. Come? Portando a una riduzione delle emissioni di CO2.
L’analisi di T&E sulla supply chain europea
Transport & Environment (T&E), un’organizzazione ambientalista europea indipendente, ha condotto un’indagine sull’impronta di carbonio relativa alle batterie elettriche europee.
Grazie all’utilizzo crescente di elettricità rinnovabile nei processi produttivi, una batteria prodotta in Europa avrebbe un’impronta di carbonio inferiore del 62% rispetto a una catena del valore interamente controllata dalla Cina. Considerando l’attuale mix energetico medio in Europa, tale riduzione si attesterebbe al 37%. Le auto moderne, ibride o elettriche, impongono di rivedere profondamente anche le strategie produttive.
Dalla Cina all’Europa
Lo spostamento della produzione di celle delle batterie e dei componenti necessari per soddisfare la domanda europea potrebbe portare a un risparmio di circa 133 milioni di tonnellate di CO2 tra il 2024 e il 2030. Tale numero equivale alle emissioni annuali totali della Repubblica Ceca. Tuttavia, secondo il rapporto di T&E, meno della metà (47%) dell’intera produzione di batterie agli ioni di litio pianificata in Europa entro il 2030 è sicura di essere realizzata. Ci sono ancora più della metà (53%) dei progetti europei che presentano un rischio medio-alto di essere ritardati. Il ritardo non è l’unico pericolo: i progetti rischiano di essere ridimensionati o cancellati completamente.
Il rapporto evidenzia i progressi compiuti da Francia, Germania e Ungheria nel corso dell’anno, concretizzando progetti che precedentemente erano a rischio.
In Francia, ACC ha avviato la produzione a Pas-de-Calais. Mentre, in Germania, gli impianti di Verkor a Dunkirk e di Northvolt a Schleswig-Holstein stanno avanzando grazie ai sussidi governativi.
In Italia, nonostante il fallimento del progetto ItalVolt, la capacità produttiva nazionale è sicura al 100% ma è scesa a 48 GWh. La stessa è affidata agli impianti di Teverola (FAAM, già operativa) e Termoli (ACC, in via di realizzazione).
Finlandia, Regno Unito, Norvegia e Spagna sono i paesi con la maggiore quota di impianti pianificati a rischio medio-alto. Perchè? Principalmente a causa di incertezze riguardo ai progetti di Finnish Minerals Group, West Midlands Gigafactory, Freyr e Envision AESC.