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Auto elettriche, pochi investimenti

  • January 31, 2025
  • admin
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In Italia quasi la metà delle aziende automotive non prevede investimenti significativi in nuovi prodotti. Tra chi investe, la maggioranza intende farlo nella mobilità elettrica. Unico comparto dell’industria con prospettive di crescita occupazionale.

Questo è quanto emerge dall’analisi presentata oggi al ministero delle Imprese e del Made in Italy dall’Osservatorio TEA. L’osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano, guidato dal Center for Automotive & Mobility Innovation dell’Università Ca’ Foscari Venezia (CAMI) e dal CNR-IRCrES. Inserito nell’ambito dell’evento ‘Mobilità elettrica e industria italiana: i risultati della survey 2024‘.

La ricerca si basa sulle risposte a una survey condotta nel 2024 a cui hanno partecipato 397 delle oltre 2.100 imprese mappate dall’Osservatorio. Imprese rappresentative dell’ecosistema industriale automotive italiano.

Il futuro degli investimenti

Dalle risposte emerge che il 48,1% delle aziende rimarrà sostanzialmente fermo a livello di investimenti nel triennio 2024-2027. Rinunciando in tal modo a sviluppare nuovi prodotti in scia al clima di incertezza che si è generato in Italia sulla transizione tecnologica dei trasporti. A livello numerico, le aziende che continueranno a investire lo faranno guardando più alla mobilità elettrica (31% dei rispondenti) che alle motorizzazioni endotermiche (20,9%).

I volumi di risorse

Il 61,6% degli investimenti sarà rivolto a componenti che non sono collegati al tipo di alimentazione del veicolo. Rispecchiando la natura fortemente invariante del portafoglio prodotti e delle competenze della filiera. Il 17,9% degli investimenti si concentrerà sullo sviluppo di componenti esclusivi per i veicoli elettrici. Una percentuale pari al 10,1% sui componenti peculiari per i veicoli endotermici. Il 6,7% su ingegneria e design e solo il 3,8% sul software, che rappresenterà invece uno dei principali terreni di sfida dei prossimi anni. Le aziende di maggiori dimensioni e con una più spiccata visione internazionale sono quelle che dimostrano la maggiore propensione all’innovazione. Le realtà medio-piccole, invece, faticano a mantenere il passo. Quest’ultime sono situate in molti casi nel Mezzogiorno e fortemente dipendenti da pochi grandi committenti.

Guardando alla transizione tecnologica in atto, il 66% delle imprese prevede che nel periodo considerato l’elettrificazione non avrà impatti sul portafoglio prodotti. O, in ogni caso, non richiederà particolari adeguamenti. Il 26,6% si appresta ad adottare un percorso specifico di adattamento. Il 7,4% ipotizza di agire radicalmente sul proprio portafoglio prodotti. Oppure di concentrarsi su altre attività non collegate al settore automotive.

Accanto al tema dello sviluppo di prodotto, preoccupa la generalizzata carenza di investimenti anche sul versante dell’innovazione di processo. Nonostante le politiche incentivanti esistenti, infatti, il 55,2% delle aziende non ha in programma investimenti di questo tipo. Sotto il profilo occupazionale, l’analisi rileva che le imprese che investiranno nelle produzioni rivolte alla mobilità elettrica sono le uniche con outlook positivo. Soprattutto per quanto riguarda le assunzioni nelle aree a maggior valore aggiunto. Aree come ricerca e sviluppo (+5,6%) e sistemi informatici (+8%).

Cosa chiedono quindi le aziende per affrontare nel migliore dei modi la transizione e per preservare (o rilanciare) la propria competitività?

In cima alle preoccupazioni della filiera c’è il nodo dei costi dell’energia. Seguito dall’esigenza di un’accelerazione sull’adozione delle fonti rinnovabili. Accelerazione percepita come un elemento di competitività rilevante per via delle certificazioni sull’impronta carbonica richieste ai fornitori di componenti. Inoltre, si invocano politiche per la diffusione dell’infrastruttura di ricarica, per facilitare assunzioni e la formazione del personale e per stimolare la domanda di veicoli elettrici, agendo così indirettamente anche sulle economie di scala.

Si segnalano infine tra le priorità indicate dalla filiera le azioni orientate a favorire la realizzazione di nuovi impianti. Ma non solo, anche il rientro in Italia di attività produttive, la collaborazione tra soggetti diversi, gli accordi di innovazione per l’automotive e l’attrazione di nuovi investitori.

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