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Una miniera di dati: l’auto li produce così

  • October 24, 2023
  • crasi
Miniera di dati

Il progresso tecnologico nel settore automobilistico ha trasformato le auto in potenti computer su ruote, dotate di un numero sempre maggiore di dati e di unità di controllo che abilitano una vasta gamma di funzioni.

Tuttavia, questo ha portato a un’enorme quantità di dati in continua crescita, tanto che il Can-bus (Controller Area Network), il canale seriale di dialogo elettronico presente come standard nei veicoli, con la sua velocità dati massima di un megabit al secondo (Mbps), si è rivelato da tempo insufficiente.

Anche Flexray, che offre dieci Mbps, sta raggiungendo i suoi limiti. Ecco perché l’Ethernet automobilistico sta facendo progressi anche nei veicoli, fornendo velocità dati di 100 o 1.000 megabit al secondo, d’accordo alla variante installata.

“È ragionevole supporre che un’auto moderna completamente equipaggiata invii circa 20 gigabit di dati al secondo all’interno dei suoi circuiti”, spiega Dietmar Luz, esperto senior di elettronica ed elettricità presso Porsche Engineering. “Questa enorme quantità di dati viene elaborata da decine di unità di controllo. A titolo di confronto, i primi veicoli dotati di sistemi di intelligenza integrata avevano esattamente due centraline, quella del motore e quella dei freni, collegate in rete tramite Can-Bus”.

In futuro, soprattutto con l’avvento delle funzioni di guida altamente automatizzate, si prevede un aumento delle velocità di trasmissione dati per adattarsi ai segnali provenienti da telecamere, radar e sensori LiDAR. Questo ha già un impatto nell’ambito dell’ingegneria e dei metodi di lavoro.

“Durante i test di sviluppo, un veicolo sperimentale può generare fino a 44 terabyte di dati al giorno se si esplora la guida altamente automatizzata”, afferma Joachim Schaper, responsabile di Intelligenza Artificiale e Big Data presso Porsche Engineering. “I dati raccolti vengono salvati su dischi rigidi veloci collocati nel vano bagagli delle auto”.

Dopo questa fase di raccolta, i dati vengono inviati al cloud, dove le misurazioni e le informazioni dei test drive e delle simulazioni si accumulano durante lo sviluppo del veicolo.

“Oggi siamo già nell’ordine dei petabyte, che corrispondono a circa 1.000 dischi rigidi nei computer moderni”, calcola Daniel Schumacher, specialista di architettura cloud presso Porsche Engineering. “Ma presto raggiungeremo la fascia degli exabyte”.

Fortunatamente, i produttori di dischi rigidi continuano a stabilire regolarmente nuovi record di archiviazione, quindi è improbabile che vengano superati dagli sviluppatori di veicoli nel prossimo futuro. Una volta che i dati arrivano nel cloud, sono accessibili agli sviluppatori ovunque e possono essere analizzati, in alcuni casi anche in tempo reale. Queste informazioni possono essere utilizzate, ad esempio, per addestrare reti neurali per funzioni di guida altamente automatizzate e per analizzare automaticamente i messaggi di errore delle unità di controllo.

Gli algoritmi stanno sempre più spesso supportando il lavoro degli ingegneri applicativi, che possono trovare soluzioni migliori in modo più rapido grazie allo sviluppo basato sui dati.

Anche LoJack utilizza la piattaforma CalAmp Telematics Cloud (CTC), che raccoglie i dati telematici, semplificandone l’unificazione per lo streaming continuo nelle applicazioni, offrendo ai clienti esperienze avanzate.

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