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Ampere e Stratus: addio cobalto per le Renault elettriche

  • November 14, 2025
  • gpapa
super-batterie-del-futuro

Renault sta lavorando a una Mégane E-Tech che fa 800 km con una carica, costa 4.000 euro in meno e non ha nemmeno un grammo di cobalto congolese nelle batterie. Non è fantascienza. È l’obiettivo che Ampere (la divisione EV di Renault Group) si è posta firmando un Joint Development Agreement con la startup americana Stratus Materials. L’obiettivo? Testare in laboratorio la chimica LXMO (Lithium-X-Manganese Oxide). Questo catodo manganese-ricco promette di unire il meglio delle batterie di oggi senza i loro difetti.

Il laboratorio francese è già caldo. Nel neonato Battery Cell Innovation Lab di Lardy (90 km a sud di Parigi), ingegneri con la tuta Ampere stanno infilando le polveri LXMO dentro celle formato-A5. Con un costo di materie prime del 30-40% più basso di quello che serve per le batterie tradizionali (niente cobalto, niente nickel extra). La durata parla di oltre 1.000 cicli completi con l’80% di capacità residua. Un record.

Pacchi batteria Ampere fino a due volte più performanti

A livello pacco batterie, Ampere stima fino al doppio della densità energetica rispetto ai classici accumulatori. Così, una Renault 5 E-Tech da 52 kWh potrebbe diventare una da 100 kWh senza ingrossarsi di un centimetro. Ma perché il cobalto è un problema? Il 70% della produzione mondiale viene dal Congo. Qui le miniere sono artigianali con lavoro minorile, e inquinamento da arsenico molto forte. Il tutto con un prezzo molto volatile: si stima che la quotazione del cobalto crescerà del 120% entro il 2026.

A livello di sistema, l’abbinamento tra elevata densità e robustezza operativa consentirebbe di ottenere pacchi batteria fino a due volte più performanti rispetto alle attuali soluzioni. L’obiettivo è ridurre i costi di produzione e aumentare l’autonomia e la sicurezza dei veicoli elettrici del gruppo. Ecco perché la tecnologia priva di cobalto costituisce la terza tappa della strategia di Ampere sulle batterie.

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