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Fiat Uno Turbo i.e.: compie 40 anni il piccolo mito

  • May 06, 2025
  • sgalbiati
Fiat Uno Turbo i.e. compie 40 anni il piccolo mito

Quarant’anni fa, dalla storica fabbrica di Mirafiori, usciva un’auto che avrebbe scritto una pagina indimenticabile nella storia dell’automobilismo italiano: la Fiat Uno Turbo i.e.. Presentata nella primavera del 1985, questa “piccola bomba” torinese non era solo un’auto. Era, infatti, un simbolo di libertà, grinta e sogni per un’intera generazione. In un’epoca in cui le utilitarie sportive – le cosiddette “hot hatch” – conquistavano il cuore di giovani e appassionati, la Uno Turbo si inserì con prepotenza in un segmento dominato da rivali francesi e tedesche. Un modello capace di portare con sé un mix irresistibile di tecnica raffinata, prestazioni esaltanti e uno stile audace. “Era un sogno a portata di mano, un’auto che parlava ai giovani con un linguaggio adulto”, ricorda Roberto Giolito, Head of Stellantis Heritage. “Ancora oggi, chi l’ha guidata la ricorda con un sorriso.

La Fiat Turbo i.e.: un’idea geniale

Il modello fu lanciato due anni dopo il debutto della Fiat Uno che nel 1985 aveva già venduto oltre un milione di esemplari. La Turbo i.e. era una ricetta semplice ma geniale: prendere un’utilitaria compatta e trasformarla in una sportiva pura. Sotto il cofano, un motore 1.301 cm³ con iniezione elettronica Bosch, accensione digitale Magneti Marelli, turbocompressore IHI VL2 raffreddato ad acqua e intercooler aria/aria.

Il risultato? 105 cavalli, 147 Nm di coppia a 3.200 giri, una velocità massima di 200 km/h e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 8,3 secondi. Caratteristiche di una vettura di appena 845 kg. Elementi come il telaio, irrigidito con una barra antirollio, e l’impianto frenante con dischi ventilati anteriori garantivano all’auto un assetto da vera sportiva. Il cambio a 5 marce, derivato dalla Ritmo 105 TC, completava il pacchetto meccanico.

L’abitacolo era un concentrato di sportività ed eleganza. Si presentava rivestita da velluto nero con le iconiche cinque barrette rosse del logo Fiat, moquette rossa, volante a quattro razze e un orologio digitale a cristalli liquidi. La strumentazione, firmata Veglia-Borletti o, su richiesta, Nippon-Seiki con display digitale, era un tripudio di tecnologia per l’epoca. La stessa includeva tachimetro, contagiri, manometri per pressione e temperatura olio e l’immancabile manometro del turbo. Un’innovazione assoluta era il “check panel”. Un display che monitorava lo stato di porte, luci e sistemi vitali, una novità per il segmento delle compatte.

L’estetica del piccolo mito

Esteticamente, la Uno Turbo si distingueva per paraurti ridisegnati con fendinebbia e feritoie per il raffreddamento, minigonne, archi passaruota della Uno SX e uno spoiler in vetroresina. I cerchi in lega da 13” con pneumatici ribassati 175/60 e coprimozzi Abarth completavano un look aggressivo. Look reso inconfondibile dal rombo profondo del terminale di scarico cromato.

Non era solo un’auto da strada: la sua fama raggiunse anche i circuiti. Nel 1985, in Brasile, il pilota Ferrari Michele Alboreto testò la vettura sul circuito di Jacarepaguá in un evento organizzato da Fiat. Il campione di Formula 1 rimase impressionato: “È un’auto che diverte, sincera, con un’erogazione del turbo che regala emozioni. Con qualche cavallo in più, sarebbe perfetta in pista.” Un endorsement che consacrò la Uno Turbo come un’icona globale.

Un’auto in continua evoluzione

Nel 1986 arrivarono i primi aggiornamenti. Nuovi colori, mascherina e specchietti in tinta, strisce “Turbo i.e.” sulle fiancate e un cruscotto digitale verde più leggibile. Nel 1987, il restyling per il model year 1988 introdusse l’“Antiskid”, un sistema antibloccaggio pionieristico ma non privo di problemi. La seconda serie, lanciata nel 1990, segnò un’evoluzione significativa. Serie che presentava un motore portato a 1.372 cc, turbina Garrett T2, potenza salita a 116 CV e uno 0-100 km/h in 7,7 secondi. L’estetica si fece più sobria, con paraurti in tinta, spoiler integrato e nuovi cerchi a quattro razze. La versione catalizzata (112 CV) rispettava la normativa Euro 1. Allo stesso tempo, invece, la variante Racing offriva optional di lusso come tetto apribile, chiusura con telecomando e vernice metallizzata.

La Uno Turbo ispirò creazioni uniche

Carrozzerie artigianali come Coriasco, Scioneri, Giannini, Moretti e Hormann acquistavano scocche complete di meccanica direttamente da Fiat. Trasformandole, così, in esemplari personalizzati. Colori fuori serie, cerchi dedicati, interni in pelle o Alcantara e optional come l’aria condizionata rendevano queste vetture vere opere d’arte. Tra le più celebri, la Uno Turbo MX di Moretti del 1986. Caratterizzata dal cruscotto in radica e dettagli in Alcantara, rimane un simbolo di esclusività.

Prodotta fino al 1994 (con alcune immatricolazioni nel 1995), la Uno Turbo i.e. ha conquistato oltre 50.000 automobilisti, passando il testimone alla Punto GT. Oggi, è una youngtimer ambitissima. Le quotazioni, infatti, superano i 20.000 euro, un balzo notevole rispetto al prezzo di listino del 1985 (14.450.000 lire). Ma il suo valore va oltre i numeri: la Uno Turbo è un simbolo di un’epoca ribelle. Simbolo di una Fiat che osava e faceva sognare.

Sopravvissuta in poche unità, spesso in configurazione originale, il suo rombo continua a far voltare chi riconosce il suono di un mito. Come dice Giolito, “certe auto non invecchiano: diventano simboli”. Un’auto che con il suo cuore che batte al ritmo del turbo è destinata a rombare per sempre nell’immaginario collettivo.

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