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Auto usate importate: attenzione alle insidie

  • April 01, 2025
  • sgalbiati
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Le auto usate importate attraversano confini con una facilità sorprendente. Dopo qualche anno di vita, molte auto vengono vendute ed esportate, trovando nuovi proprietari lontano dal Paese d’origine. In Italia, le preferenze degli automobilisti sono chiare: la maggior parte dei veicoli usati importati arriva da Germania e Francia. Un recente studio di carVertical, azienda leader nella raccolta di dati automobilistici, però mette in guardia. Non sempre, infatti, queste auto sono sinonimo di affidabilità; vi sono rischi di manomissioni al contachilometri e difetti nascosti dietro l’angolo.

I dati di carVertical sulle auto importate

Secondo i dati raccolti da carVertical nel 2024, il 33% delle auto usate controllate in Italia proviene dalla Germania, seguita dal 15% dalla Francia. Più indietro troviamo Belgio (9%), Polonia (6,8%) e Romania (6,7%). “Gli italiani scelgono spesso veicoli tedeschi perché, al termine dei contratti di leasing, molti vengono restituiti alle concessionarie in ottime condizioni e poi immessi sul mercato europeo”, spiega Matas Buzelis, esperto di carVertical. “C’è la percezione che le auto tedesche siano meglio mantenute”. Anche Francia e Belgio conquistano la fiducia degli acquirenti italiani, grazie a normative severe sulla manutenzione che garantiscono una maggiore affidabilità. L’importazione, inoltre, amplia le opzioni disponibili: più modelli, prezzi competitivi e caratteristiche diverse rispetto al mercato interno.

Nonostante le preferenze per l’Europa occidentale, acquistare un’auto usata importata non è privo di rischi. Lo studio di carVertical rivela che molti veicoli nascondono problemi. Come, per esempio, chilometraggi falsificati o riparazioni approssimative dopo incidenti, spesso eseguite con ricambi di bassa qualità. “Affrettare un acquisto senza verifiche può essere un errore costoso”, avverte Buzelis.

I dati parlano chiaro: le auto importate dalla Romania mostrano il tasso più alto di frodi al contachilometri (15%), seguite da Lituania (12%), Stati Uniti (11%), Polonia (10%) e Belgio (7%). Identificare dove sia avvenuta la manomissione è complesso. Un veicolo può arrivare in Italia con un chilometraggio già alterato o essere manipolato localmente per aumentarne il valore. “La mancanza di condivisione dei dati tra Paesi favorisce i venditori disonesti”, sottolinea Buzelis. “Spesso gli acquirenti non sanno nemmeno che la loro auto è importata, e questo nasconde problemi gravi come incidenti passati o furti”.

Come tutelarsi dalle insidie?

Per evitare brutte sorprese, gli esperti consigliano due mosse fondamentali: controllare la storia del veicolo per verificarne la provenienza e sottoporlo a un’ispezione professionale. “La trasparenza è cruciale”, conclude Buzelis. “Le aziende e i fornitori di dati devono collaborare per rendere il mercato più sicuro. Senza queste informazioni, il rischio di truffe resta alto”. Gli italiani continueranno a guardare a Germania e Francia per le loro auto usate, attratti da qualità e prestigio. Ma, come dimostra lo studio di carVertical, la prudenza è d’obbligo. Un buon affare può trasformarsi in un costoso errore se non si presta attenzione ai dettagli nascosti sotto il cofano.

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