La crisi dell’automotive non è ancora finita
- January 12, 2022
- mspaggiari

L’anno nuovo comincia con una brutta notizia per quanto riguarda la crisi dell’automotive: il primo dato statistico sull’intero 2021, quello sulle immatricolazioni di autovetture, “è purtroppo catastrofico”, spiega il Centro Studi Promotor. In Italia infatti nello scorso anno sono state immatricolate 1.457.952 autovetture, un livello molto lontano dal minimo necessario per assicurare la regolare sostituzione del nostro parco circolante (40 milioni di autovetture), come hanno spiegato Unrae, Anfia e Federauto le associazioni di categoria che rappresentano rispettivamente i costruttori esteri, quelli italiani e i concessionari. La conseguenza di questa disastrosa situazione è un ulteriore invecchiamento delle auto che circolano sulle nostre strade con effetti fortemente negativi sia sull’inquinamento che sulla sicurezza. Rispetto al 2020 le immatricolazioni del 2021 fanno registrare una crescita del 5,5%, ma il 2020 è stato fortemente funestato dalla pandemia e dai lookdown e di conseguenza non fa testo. L’anno a cui fare riferimento è quello precedente la pandemia, cioè il 2019, nei cui confronti il mercato dell’auto ha accusato nello scorso anno un calo di ben il 23,9%.
Nonostante le promesse, sono ancora assenti incentivi che tentino di risolvere la crisi dell’automotive
In questo quadro spicca l’assenza nella legge di bilancio degli incentivi per le autovetture e per i veicoli commerciali leggeri, nonostante quanto promesso dall’amministrazione. Venendo al 2022, in assenza di interventi immediati ed efficaci, la previsione del centro studi Promotor è di 1.500.000 immatricolazioni. Se così fosse, nel triennio 2020-2022 verrebbero immatricolate in Italia 4.339.708 contro il livello minimo di sei milioni che sarebbe necessario per evitare un ulteriore decadimento del vetusto parco auto.
I fattori che porteranno il 2022 ad attestarsi al livello depresso di immatricolazioni sono gli stessi che hanno determinato i disastrosi risultati del 2021 e cioè: il persistere della pandemia, l’economia in recupero ma con molti settori e molte persone ancora in difficoltà, la crisi del microchip, il disorientamento degli acquirenti in vista di una transizione ecologica che si annuncia ma che non decolla, il turbamento dei concessionari per la decisione di molte case automobilistiche di voler superare il sistema di distribuzione basato sulle concessionarie. Pertanto, dice Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor, è assolutamente necessario che venga varato, come si è fatto in altri paesi, un progetto organico di transizione all’elettrico articolato in un piano triennale di incentivi per l’acquisto con rottamazione di vetture euro 6d con emissioni di co2 contenute e per l’acquisto, con o senza rottamazione, di vetture elettriche.
Questa misura finalizzata al superamento della crisi dell’automotive, non dovrebbe essere stop and go ma strutturale, dovrebbe prevedere uno stanziamento di almeno tre miliardi nel triennio e dovrebbe essere immediatamente affiancata da incentivi per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, da un’azione di corretta informazione dell’utente, dall’indicazione delle fonti di finanziamento per la transizione all’elettrico, dall’indicazione delle misure compensative per neutralizzare l’effetto dei cali di occupazione e di produzione legati alla transizione ecologica e dall’indicazione delle direttrici da seguire per assicurare che il fabbisogno di energia elettrica generato dalla nuova mobilità sia coperto solo con fonti rinnovabili.