Furti d’auto, da LoJack l’analisi del fenomeno
- July 09, 2021
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Dopo il calo dello scorso anno, nei primi 5 mesi del 2021 i furti sono tornati a crescere. Continua a ridursi la percentuale di recupero delle auto rubate nel nostro Paese (38%). Cresce in maniera significativa il numero dei veicoli che, una volta sottratti, spariscono nel nulla. Negli ultimi 10 anni sono oltre 1 milione quelli di cui si sono perse le tracce, tra questi 682.000 autovetture, mentre la restante parte è composta da moto, veicoli commerciali leggeri e mezzi pesanti.
Dopo aver appena rilasciato – in collaborazione con il Ministero dell’Interni – gli ultimi dati sui furti d’auto, LoJack Italia non trascura lo studio della trasformazione del fenomeno furti e del target di veicoli colpiti, un’analisi strategica molto importante, che procede di pari passo con il progresso di tecniche e strumenti utilizzati dai ladri per appropriarsi del bene, informazioni di valore che portano ad aumentare la difesa dai topi d’auto. Secondo gli esperti LoJack, infatti, le pratiche tradizionali (rottura del finestrino, forzatura della serratura di portiere o bagagliaio, furto delle chiavi in ristoranti e appartamenti) resistono, ma stanno gradualmente cedendo il passo anche nel nostro Paese a nuove modalità hi-tech, fino a qualche anno fa osservate solo in mercati automotive più maturi nei quali gran parte del parco circolante ha già accolto a bordo avanzati dispositivi tecnologici.
Oggi in Italia oltre il 25% dei furti di SUV viene compiuto anche grazie all’utilizzo di un dispositivo tecnologico, in grado di beffare il proprietario della vettura anche quando ritiene di essere al sicuro. Due sono le tecniche più utilizzate nel nostro Paese: il sistema di riprogrammazione della chiave e il cosiddetto “relay attack”.
Il primo si serve della connessione alle porte OBD (diagnostica a bordo) del veicolo e consente al ladro, entrato nell’abitacolo e dotato di un’apposita apparecchiatura, di accedere all’unità di controllo elettronico che contiene le informazioni riservate del transponder e di ottenere facilmente una nuova chiave in meno di un minuto e in alcuni casi anche in meno di 15 secondi. Si tratta di una soluzione utilizzata sia sui veicoli che hanno una funzione di smart start, sia su quelli privi di antifurti meccanici tradizionali.
Il relay attack non prevede il contatto fisico con la vettura, ma l’uso di due ripetitori in radiofrequenza, che consentono di far “rimbalzare” la comunicazione tra l’auto e la sua chiave anche quando questa è a distanza. In questo modo il veicolo viene di fatto “ingannato”, facendo risultare la presenza della chiave per la normale procedura di autenticazione, quando in realtà essa è fuori portata e rilevando il segnale anche attraverso le mura dell’abitazione. Il sistema sfrutta le debolezze dei software delle case costruttrici e può essere applicato alla maggioranza dei veicoli dotati di smart key. Questo metodo è già molto diffuso in Europa e in via di sviluppo in Italia.