Concessionarie: dimezzate in poco più di 10 anni
- January 04, 2021
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La crisi, si sa, colpisce duro. Soprattutto il mondo dell’auto che nell’anno che si va a concludere segna appena 1,4 milioni di immatricolazioni ossia il -26% in meno rispetto al 2019. Ma quello che colpisce è il dimezzamento della rete di vendita in appena 13 anni: nel 2007 in Italia c’erano 2.785 concessionarie e a giugno del 2020 siamo arrivati a 1.294. Con un calo record di concessionarie (35% in meno) proprio nel 2020 rispetto al 2019. Il dato arriva da una ricerca di Italia Bilanci che ha stilato con FederAuto un dettagliato Rapporto sul settore, la sua evoluzione e i possibili scenari futuri.
Ovvio che il calo di concessionarie dipenda dalla crisi Covid, però ci sono tanti aspetti da non sottovalutare: “Se nel 2021, il mercato sarà adeguatamente sostenuto da incentivi alla rottamazione – spiega infatti Alberto Di Tanno, co-founder di Italia Bilanci – potrebbe esserci un forte recupero, visto che almeno mezzo milione di auto nuove non è stato comprato a causa del lockdown”. Di certo però il crollo della rete di vendita ha influito anche sul fatturato del settore: sempre secondo la ricerca il fatturato medio ha subito prima una forte decremento, passando da 22 milioni del 2007 al punto minimo di 16,6 del 2012. Poi dal 2013, la crescita è stata costante e graduale fino ai 40 milioni registrati nel 2019. Mentre per il 2020 si stima il calo del 25% circa, che porta il fatturato medio a 30 milioni.
“Al momento – prosegue il presidente – la riduzione del numero degli operatori non ha aumentato i margini per le aziende: la concorrenza non è più soltanto locale, ma nazionale e il costo del lavoro aumenta anche per la necessità di avere concessionarie più complesse con un maggior impiego di risorse umane”.
Come finirà? Alla (difficile) domanda la ricerca risponde che il commercio delle auto (retail business) avrà bisogno di organizzazioni sempre più grandi, preparate, presenti direttamente sul web e capaci di interpretare i bisogni del consumatore. “Tra gli elementi di rischio con cui saremo chiamati a confrontarci – sottolinea Di Tanno – ci sono la forte variabilità legata alle fluttuazioni di mercato, i margini lordi in contrazione e un mercato sempre più spostato verso soluzioni di mobilità che non favoriscono il conto economico del dealer”. Il rapporto spiega poi che l’usato crescerà di molto e che la veloce rotazione degli stock è cruciale per abbattere i costi di gestione. E qui chi riuscirà a spostare il business sul web vincerà.