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Uber porta le sue biciclette elettriche, marchiate Jump, a Londra. La flotta iniziale del servizio di bike sharing è composta da 350 mezzi. La capitale britannica è un mercato cruciale per Uber, sia per le consegne di cibo a domicilio che per i viaggi con autista. Adesso è la nuova tappa per l’espansione europea di Jump, attiva già a Madrid e Parigi (dove sono presenti anche i monopattini elettrici del marchio), Berlino, Bruxelles e Lisbona. A Londra, dopo essersi registrati, gli utenti potranno sbloccare e affittare la bici al costo di una sterlina per i primi cinque minuti, con l’aggiunta di 12 centesimi ogni 60 secondi per i minuti successivi.
Uber punta molto su Jump, marchio acquisito nell’aprile 2018. I servizi di bici e monopattini elettrici vengono visti come un modo per arricchire il bilancio, ma con meno grane normative rispetto alle auto. Non ci sono autisti e non c’è quindi neppure il rischio legato al loro status contrattuale, che potrebbe pesare nel caso in cui fossero riconosciuti come dipendenti. Allo stesso tempo, Jump non espone Uber ad altre critiche, come quella di aver peggiorato la congestione in alcune aree. L’espansione procede rapida. L’annuncio di un approdo in Europa è arrivato lo scorso giugno. E adesso, meno di una anno dopo, tocca già la sesta città del continente.
In molte occasioni, il ceo di Uber Dara Khosrowshahi ha sottolineato l’importanza dei “veicoli elettrici individuali”. A settembre, nel corso del TechCrunch Disrupt di San Francisco, ha indicato un obiettivo: “Entro dieci anni, le auto costituiranno meno del 50% del business”. Differenziare, grazie a Jump, Uber Eats (consegne di cibo a domicilio) e Uber Freight (il servizio di logistica) vorrebbe dire ammortizzare i rischi di un settore molto esposto alla regolamentazione esterna come quello del trasporto urbano su auto. Il traguardo del 50% è ancora lontano, ma i dati finanziari pubblicati prima della recente trimestrale testimoniano che il cammino è già avviato.